Sergio Romano ha scritto sul Corriere della sera un intervento sul conformismo e il trasformismo degli intellettuali, che si concludeva con l’affermazione: “L’Italia ha bisogno di scienziati, filosofi, pittori, scultori, romanzieri, poeti, studiosi ed esperti delle più diverse discipline, non di intellettuali”.
Gli ha risposto l’editore Giuseppe Laterza, sostenendo che gli intellettuali servono ancora, perché “possono servire a mettere le informazioni e le conoscenze in una prospettiva critica e in un contesto più ampio, cosa essenziale in un mondo complesso come quello in cui viviamo”. Poi Romano ha replicato, sempre sulle pagine del Corriere. La discussione sta proseguendo sul sito della casa editrice Laterza e sta affrontando il tema del ruolo degli intellettuali nella società italiana: sono intervenuti finora Michele Ciliberto, Paolo Di Paolo, Letizia Galli, Maurizio Viroli, Mauro Calise ed io stesso.
Segnalo “La Repubblica” del 24 novembre che ha dedicato un’intera pagina (17) agli interventi di due grandi intellettuali nella vita pubblica dei loro Paesi: Günter Grass con un appello alla base della SPD a non piegarsi alla Grosse Koalition guidata dalla Merkel e Jacques Le Goff con un intervento pro-Hollande. Mi pare che nell’Italia del ventennio berlusconiano ci sia stato un “fragoroso silenzio” a confronto