Ieri è partita la stagione 2024 del Premio Strega, anzi “dei Premi Strega”: infatti sono stati annunciati contemporaneamente i ventinove titoli che sono ai nastri di partenza di tre competizioni organizzate dalla Fondazione Bellonci, i dodici libri di narrativa italiana che si contenderanno il LXXVII Premio Strega, le dodici raccolte di componimenti poetici che parteciperanno alla seconda edizione del Premio Strega Poesia e i cinque romanzi in gara per lo Strega Europeo. Questa scelta intende anche offrire ai libri in gara la vetrina dei festival e delle diverse manifestazioni che ospiteranno nei prossimi mesi gli autori: si mette in moto quindi una macchina di promozione della lettura che, ne siamo certi, anche quest’anno darà i suoi frutti. Gli interventi che si sono succeduti durante la conferenza stampa di ieri hanno illustrato il coinvolgimento di biblioteche, gruppi di lettura, Istituti italiani di cultura all’estero e le diverse categorie di elettori che esprimeranno i 700 voti. Si è parlato anche di alcune delle novità che rafforzano le tre competizioni, perché un premio letterario che voglia davvero cogliere i cambiamenti in atto nel panorama culturale ed editoriale del Paese e desideri rappresentare nella sua giuria l’evoluzione della società italiana e i gusti del pubblico deve necessariamente adeguarsi. Il Premio Strega, infatti, ha attraversato tutta la seconda metà del Novecento e i primi due decenni di questo nuovo secolo e più volte si è reso necessario un adeguamento delle norme che lo regolano, per stare al passo con queste trasformazioni.
Volgendo lo sguardo all’indietro, si possono ripercorrere le tappe attraverso le quali lo Strega è cambiato nel tempo, per cercare di rispecchiare quello che accadeva nel mondo letterario, e non solo. Si pensi al modo in cui nacque il premio nell’immediato dopoguerra, per esprimere il desiderio di rinascita che gli intellettuali avvertivano. E poi le diverse articolazioni che il premio ha assunto, con la nascita di un riconoscimento dedicato alla letteratura per l’infanzia, o di un premio internazionale che sottolineasse le varie declinazioni delle lingue e delle letterature del continente europeo e infine un premio dedicato alla poesia, la forma più alta della creazione letteraria. Anche il regolamento ha avuto bisogno di ritocchi e riforme nel corso degli anni, per tutelare la produzione degli editori medio-piccoli, cui è stato riservato un posto in cinquina; per rispondere allo strapotere delle concentrazioni editoriali; per ascoltare la voce di chi, fuori d’Italia, osservava la letteratura italiana contemporanea.
Quest’anno abbiamo dovuto affrontare due novità, che ci indurranno a introdurre altre modifiche al regolamento di partecipazione. Per la prima volta si sono presentati il caso di un’autocandidatura, perché l’autore era anche amico della domenica e quindi riteneva di poter proporre sé stesso e un caso di un libro autopubblicato.
In entrambi i casi abbiamo ritenuto che le candidature non potessero essere accolte. Il principio che abbiamo voluto affermare è molto semplice, perché tutto il meccanismo del premio è fondato su una selezione progressiva: a chi propone il libro viene richiesto un giudizio critico, il Comitato direttivo individua tra i libri segnalati quelli che parteciperanno al premio, attraverso due votazioni successive si individuano la cinquina dei finalisti e poi il vincitore. Perciò abbiamo detto no all’autopresentazione, perché la coincidenza del proponente e dell’autore fa venir meno il giudizio critico e quindi il principio della selezione. Per analogia, si può dire che un libro privo di editore non abbia superato alcun filtro prima della pubblicazione.
Buon viaggio ai 29 libri in gara e buona lettura a tutti.