Sforbiciate alla cultura

Ora i numeri dei tagli che vanno a colpire il mondo del libro e che paventavamo nei giorni scorsi sono un po’ più chiari. Su “Repubblica” di oggi leggiamo cifre abbastanza precise. Venti milioni di tagli per il Bonus cultura riservato ai diciottenni per il 2019, cui si sommano 1,25 milioni in meno per i crediti d’imposta delle librerie «sugli importi pagati a titolo di Imu, Tasi, Tari e spese di locazione» e 375.000 euro per le case editrici. Fanno bene a chiamarlo “governo del cambiamento”, perché il cambiamento è innegabile: in totale sono 21.625.000 euro in meno.

La sforbiciata colpisce i librai, già sfibrati dalla concorrenza delle vendite online. Altri tagli riguardano musei e attività cinematografiche. 
Si va a interrompere così un flusso di aiuto che era stato introdotto da pochissimo tempo, con la legge di bilancio dell’ scorso anno: l’associazione dei librai italiani, lo aveva definito «una boccata d’ossigeno che permetterà di continuare a lottare nei territori per promuovere il libro e la lettura». Il tax credit non viene abolito, ma fortemente ridimensionato: il taglio riduce le risorse complessive a 3,75 milioni di euro dal 2020, meno di quelle stanziate per il primo anno (4 milioni) in avvio della misura, e che già per il 2019 saliranno a 5 milioni.
La relazione alla legge di Bilancio spiega che il risparmio complessivo legato ai tagli al tax credit «è stato prudenzialmente stimato, sulla base di una ipotesi di riduzione percentuale delle misure» pari al 25 per cento per le librerie e per «le imprese produttrici di prodotti editoriali che investono in beni strumentali o in programmi di ristrutturazione economica». Ma le percentuali precise verranno stabilite da un decreto del ministero dell’Economia, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio.
Inoltre le librerie verranno anche colpite dalla riduzione del bonus cultura per i diciottenni. Nella relazione alla legge di Bilancio, il taglio di 20 milioni viene giustificato con il fatto che la domanda è stata inferiore alle risorse stanziate: ha fatto richiesta infatti nei primi due anni solo il 72 per cento degli aventi diritto. Avevamo detto, infatti, che quella misura era troppo macchinosa e che la procedura cui bisognava sottostare per poterne usufruire avrebbe scoraggiato i giovani meno motivati. Il governo ha ritenuto di risolvere il problema non migliorando quel provvedimento e favorendo i giovani nell’accesso alla cultura, ma ha preferito destinare ad altri scopi le risorse ritenute in eccesso.
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