La Leonardo S.p.A., azienda pubblica italiana (maggiore azionista è il nostro Ministero dell’Economia) che opera nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza – detto in altri termini, forse meno eleganti, un’azienda che produce armi e apparati militari – è da alcuni giorni nell’occhio del ciclone. Aveva deciso, infatti, di donare un milione e mezzo di euro all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, la più grande struttura assistenziale e centro di ricerca pediatrico d’Europa, dipendente dalla Santa Sede, per l’acquisto di macchinari da destinare alla diagnosi e alla cura di tumori e malattie rare. Ma la somma è stata rifiutata su decisione del Vaticano, che ha ritenuto inopportuno curare i piccoli pazienti con danaro proveniente da un fabbricante di morte.
In un momento in cui il mondo è dilaniato da guerre sanguinose, evidentemente l’Ospedale non se l’è sentita di accettare un gesto di beneficenza che poteva creare imbarazzo e che forse aveva anche la funzione di migliorare la reputazione di un’azienda attiva in un settore che è agli antipodi di ciò che Papa Francesco predica ogni giorno.
L’interrogativo è: doveva prevalere il vantaggio che la struttura e i suoi degenti ne avrebbero avuto, oppure era giusto rifiutare questa somma, anche se il donatore non chiedeva esplicitamente nulla in cambio? è vero che pecunia non olet? La mia opinione è che in casi come questi il fine non giustifichi i mezzi e che la coerenza paghi sempre: c’è da augurarsi che, per dimostrare apprezzamento nei confronti di questa scelta etica coraggiosa, si facciano avanti altri donatori e che l’Ospedale Bambino Gesù riceva somme ben maggiori da benefattori davvero disinteressati.