L’impoverimento della comunicazione scritta

Non è affatto vero che i giovani si siano allontanati dalla parola scritta: il problema è l’uso impoverito che se ne fa. Come possiamo leggere nel resoconto di una ricerca coordinata dal linguista Nicola Grandi dell’Università di Bologna e pubblicato sul quotidiano la Repubblica, gli appartenenti alla generazione di WhatsApp «scrivono, costantemente. Messaggi brevi, spezzettati, arricchiti di emoticon. Frasi non per forza stringate ma immediate, ispirate dal momento, sollecitate dall’interlocutore. Con il risultato che nessuna generazione ha mai scritto tanto quanto i ventenni di oggi. Tra chat e social è un profluvio di parole quotidiane. Quando però devono dare forma a un testo complesso, si arenano. Anche gli studenti universitari».

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Pecunia olet

La Leonardo S.p.A., azienda pubblica italiana (maggiore azionista è il nostro Ministero dell’Economia) che opera nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza – detto in altri termini, forse meno eleganti, un’azienda che produce armi e apparati militari – è da alcuni giorni nell’occhio del ciclone. Aveva deciso, infatti, di donare un milione e mezzo di euro all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, la più grande struttura assistenziale e centro di ricerca pediatrico d’Europa, dipendente dalla Santa Sede, per l’acquisto di macchinari da destinare alla diagnosi e alla cura di tumori e malattie rare. Ma la somma è stata rifiutata su decisione del Vaticano, che ha ritenuto inopportuno curare i piccoli pazienti con danaro proveniente da un fabbricante di morte.

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Stai punito: leggi un libro!

I giornali hanno riportato la notizia delle sanzioni che i dirigenti e i Consigli d’istituto di alcuni licei romani, come il “Tasso” e il “Mamiani”, stanno comminando agli studenti che hanno preso parte nelle scorse settimane a occupazioni e autogestioni delle scuole. Si parla di giorni di sospensione, con attività forzate e cinque in condotta; in altri casi si parla di stop alle gite o viaggi di istruzione, forse per evitare che vadano perdute altre giornate di lezione. Genitori e alunni che stanno protestando contro questi provvedimenti ritengono che si tratti di una rappresaglia e che la pena non abbia alcuna funzione rieducativa, anzi colpisca il desiderio di partecipazione espresso dai giovani. Sul fronte opposto, si dice che le occupazioni sono diventate un rituale inutile e che, al pari dei lavoratori che pagano in danaro per una giornata di sciopero, è giusto che anche gli studenti si rendano conto che l’adesione a una protesta costa e comporta una rinuncia.

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