Innaffiare le piante, tutte: in difesa della App18

In questi giorni si sta discutendo molto sull’emendamento alla legge di bilancio proposto da alcuni parlamentari della maggioranza (Federico Mollicone per Fratelli d’Italia, Rossano Sasso in quota Lega e Rita Dalla Chiesa di Forza Italia), volto ad abrogare la App18, che dal 2016 concede ai diciottenni un bonus da 500 euro spendibile in consumi culturali. Secondo i proponenti, i 230 milioni l’anno previsti per il bonus andrebbero dirottati verso altre misure, sempre in ambito culturale, come l’incremento del welfare per i lavoratori dello spettacolo, la rievocazione de “La Girandola” di Castel Sant’Angelo a Roma, le celebrazioni per i 150 anni della nascita di Marconi, i carnevali storici e altro ancora. Di fronte alla levata di scudi che ha visto concordi varie personalità e organizzazioni del mondo della cultura, cui il web e i giornali hanno dato ampio risalto (un comunicato congiunto si può leggere qui), le forze politiche di maggioranza – che ci tengono a precisare che le risorse non escono dal perimetro culturale – hanno fatto parzialmente marcia indietro, e dicono ora che è prevista l’istituzione di una nuova “carta per la cultura” destinata a giovani e famiglie, ma solo per chi è al di sotto di una soglia ISEE da determinare. Il ministro Sangiuliano e la (anzi, il) presidente Meloni hanno sposato questa linea, per cui è molto probabile che l’emendamento – sia pure con una formulazione diversa, qualche girandola e qualche carnevale n meno – verrà accolto.

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La burocrazia è una cosa seria: non tiriamola in ballo a sproposito

Mi ha sempre dato molto fastidio l’uso improprio dei termini “burocrazia” o “burocratico”, cui spesso viene attribuito un significato dispregiativo, a indicare gli ostacoli che le leggi e l’azione della Pubblica Amministrazione opporrebbero a un sano pragmatismo. A volte si arriva a darne una visione quasi caricaturale. Uno dei più grandi storici delle istituzioni, Guido Melis, ci ha insegnato invece che, accanto a tanti vizi e disfunzioni, l’apparato burocratico è anche il simbolo e la garanzia del modo in cui la macchina pubblica lavora alla realizzazione di un fine collettivo secondo i principi giuridici del nostro ordinamento. Il fastidio in me nasce da una traslazione di senso che spesso ci impedisce di distinguere tra un organismo e i suoi possibili malfunzionamenti, tra il perseguimento di un obiettivo e gli eccessi con cui a volte rischiamo di farlo, fino a oscurare totalmente il significato positivo — o, quanto meno, neutro — che un soggetto o un’attività ha per sua natura. Vale per tante cose: la medicina, per esempio, è la scienza delle malattie o la scienza della salute, è qualcosa di buono o di cattivo in sé, oppure è un’attività “neutra” e con finalità positive, che però può essere esercitata bene o male?

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Cinquant’anni senza Ennio Flaiano

Il 20 novembre 1972, cinquant’anni fa, moriva a Roma per un infarto Ennio Flaiano. La Fondazione Bellonci ha organizzato un ciclo di incontri per ricordare la sua multiforme produzione culturale. Abbiamo sentito il dovere di farlo, perché per noi Flaiano è un autore particolarmente caro, essendo stato nel 1947 vincitore della prima edizione del Premio Strega con Tempo di uccidere.

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