Il presente, il futuro, la ricerca della felicità

Invitato nel 2018 a un convegno sulla felicità presso il Senato della Repubblica, il filosofo Remo Bodei legò questa ricerca, a livello personale e pubblico, all’idea di futuro. Disse: «La contrazione delle attese e delle speranze di largo respiro spinge le persone  a concentrarsi sul presente. Questo significa, però, una desertificazione del futuro o una sua privatizzazione. Ciascuno si ritaglia una propria fetta di cielo. Si accorciano, così, i piani di vita dei singoli e si attenua la forza propulsiva delle istituzioni». Affrontiamo con questa prospettiva l’anno che sta iniziando.

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La mobilitazione per la App18 continua

Avevamo riportato qualche settimana fa la notizia dell’intenzione della maggioranza parlamentare di Destra di azzerare il bonus cultura per i diciottenni, attraverso un emendamento alla legge di bilancio. Il Governo ha dovuto compiere un parziale dietrofront — sia perché il tentativo era stato formulato in modo molto approssimativo, ignorando che le somme stanziate per questa misura per il 2023 erano già state impegnate e non potevano essere destinate ad altri scopi, sia perché tutto il mondo della cultura e dell’editoria ha avuto una reazione molto decisa, e forse inaspettata — e possiamo dire che, alla fine del primo tempo di questo braccio di ferro, la partita è sullo zero a zero. È stato scongiurato il pericolo che le risorse siano dirottate verso carnevali e girandole, come previsto nella proposta iniziale, ma le pessime intenzioni del Governo Meloni restano sul tappeto.

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L’ultimo saluto ad Alberto Asor Rosa

Ieri nell’Aula Magna della Sapienza — l’Università in cui aveva trascorso più di mezzo secolo, prima da studente a partire dal 1951 e poi da docente fino al 2003 — una folla di colleghi, allievi e amici ha dato l’ultimo saluto ad Alberto Asor Rosa (23 settembre 1933 / 21 dicembre 2022), professore emerito di Letteratura italiana: Antonella Polimeni, Arianna Punzi, Miguel Gotor, Giorgio Inglese, Luca Marcozzi, Massimo Cacciari, insieme alla figlia Laura e al nipote Giovanni hanno ricordato momenti e tratti diversi della sua personalità, della sua figura di studioso e di critico letterario, della sua militanza politica, dello straordinario contributo dato al dibattito culturale e civile nell’Italia repubblicana. Alle loro parole non c’è nulla da aggiungere. Qualche considerazione mi ero permesso di farla quasi dieci anni fa, quando, in occasione dei suoi ottant’anni, avevo riletto in questa stessa sede alcune sue riflessioni sul rapporto fra intellettuali e politica, presenti ne Il grande silenzio. Intervista sugli intellettuali, a cura di Simonetta Fiori (Laterza, 2009). A me sembrava, e sembra ancora oggi, che il senso di quel libro-intervista e forse il senso delle battaglie combattute, e perse, da Asor Rosa per decenni sia nel segno di «una cultura che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le elimini». 

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