Le stanze delle scrittrici

Da qualche tempo c’è una crescente attenzione per lo spazio occupato dalle donne nella cultura e nell’arte, come in tanti altri ambiti della vita pubblica. E non è un caso se Robinson, l’inserto culturale in edicola questa settimana con Repubblica, dedica la copertina alle artiste del passato, del presente e del futuro. Per riscrivere finalmente il canone è fondamentale considerarle per il modo in cui si sono espresse attraverso le loro opere e non per la loro biografia, come ci invita a fare Melania Mazzucco: «non è questione d’estetica, ma di politica». Lo stesso vale per le scritture femminili, anzi per lo sguardo femminile sul mondo comunicato attraverso la creatività letteraria: per inciso, ricordo che otto dei dodici libri che partecipano quest’anno al Premio Strega sono stati scritti da donne. Queste riflessioni mi fanno tornare alla mente un bel volume fotografico realizzato da Alessio Romano e Ale Di Blasio, pubblicato nel 2018 dall’editore Avagliano, che ritrae e intervista cinquantuno scrittrici italiane — alcune note e già affermate, altre all’esordio o che da poco si sono affacciate sul panorama letterario — negli ambienti in cui abitualmente nascono le loro pagine: lo studiolo, ma anche il salotto o il soggiorno di casa, o panchine nei parchi pubblici, treni, o al tavolino di un bar. In altri casi, il contesto è dato da una “stanza mentale” più che da un luogo fisico. Il progetto prende spunto idealmente da Una stanza tutta per sé, il saggio pubblicato da Virginia Woolf nel 1929.

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Siamo ancora lontani dal benessere “equo e sostenibile”

Ieri l’Istat ha presentato la decima edizione del Rapporto BES, che misura e discute il livello di benessere degli italiani. Nel solco di autorevoli studi che partono dalla consapevolezza che il PIL non possa essere l’unica misura dello sviluppo di un paese, questo strumento misura il benessere attraverso un approccio multidimensionale, con 152 indicatori, articolati in dodici domini ((Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi) che offrono un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano la vita degli italiani. Lo scorso anno, nel commentare la precedente edizione del rapporto, ci eravamo soffermati sull’allarmante calo della partecipazione culturale e sullo sfilacciamento delle relazioni sociali, indubbiamente dovuti agli effetti del Covid, ma che testimoniavano anche che la ripresa era molto lenta e che, malgrado un certo ritorno alla normalità, gli italiani erano ancora rintanati in casa.

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Ada d’Adamo: il dolore e le parole

Infrango una regola che, autonomamente e per correttezza, mi sono dato da molti anni: non parlare singolarmente dei libri che partecipano al Premio Strega nei mesi che precedono le votazioni. Ma la eccezionalità del caso credo che mi autorizzi per una volta a derogare, e lo faccio per parlare di Ada d’Adamo e del suo Come d’aria: scrittrice esordiente a 55 anni con questo straziante racconto dell’amore di una madre per una figlia affetta da una grave disabilità. La storia è resa ancora più dolorosa dal fatto che l’autrice stessa si è poi ammalata di un tumore metastatico ed è venuta a mancare ieri, 48 ore dopo l’annuncio dei libri che quest’anno sono ai nastri di partenza della LXXVII edizione del premio. Il libro è stato selezionato tra gli 80 segnalati ed inserito nella dozzina: malgrado la morte dell’autrice, secondo quanto previsto dal regolamento, Come d’aria prosegue la sua corsa. All’uscita di questo libro, pubblicato dalla casa editrice Elliot nel gennaio di quest’anno, sono state scritte parole molto belle: «Un libro magico» secondo Elena Stancanelli; «Una storia d’amore luminosa e ingiusta», scrive Chiara Gamberale; «Un libro toccante, straziante e pieno di vita», per usare la parole di Lisa Ginzburg. Altrettanto accorate sono le espressioni usate in occasione della morte dell’autrice e che in queste ore circolano sui giornali e nel web: «La letteratura è medicina e cura — così si è espresso il Comitato direttivo del Premio Strega — ed è di consolazione sapere che le parole della scrittrice potranno continuare a raggiungere i lettori».

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