Le scuole non sono edifici fatti soltanto di aule e uffici, ma anche di spazi progettati e attrezzati per particolari attività didattiche. Vale, per esempio, per un gabinetto di chimica o di fisica, per un laboratorio informatico, per una palestra in cui fare educazione fisica. Vale o dovrebbe valere anche per la biblioteca, se la consideriamo un servizio di supporto allo studio a contatto con le fonti, uno spazio di condivisione, un luogo in cui si impara ad accedere alla conoscenza che è registrata nei documenti e ad appropriarsene criticamente.
Sappiamo bene che nelle scuole italiane le biblioteche scolastiche ci sono e non ci sono, così come non ci sono i bibliotecari, e che, quando ci sono, la loro esistenza e sopravvivenza dipende solo dalla buona volontà di un dirigente scolastico o di un insegnante (forse dovremmo metterci l’apostrofo, perché nella maggioranza dei casi si tratta di insegnanti di genere femminile). Non c’è mai stata una istituzionalizzazione della loro presenza e questo è forse il principale motivo per cui le iniziative ministeriali che in più di una occasione sono state avviate, ma senza che si desse loro continuità, non hanno prodotto effetti duraturi e consolidati. La stessa precarietà degli spazi — spesso ricavati con soluzioni di fortuna in un corridoio, in un’aula dismessa, nella sala dei professori — rappresenta bene la sostanziale “abusività” della loro esistenza. Anche per questo è stato facile smantellarne alcune durante l’emergenza sanitaria, quando si è reso necessario trasformare questi spazi per aumentare il numero di aule e consentire un distanziamento degli studenti.
Per questo motivo va salutata con soddisfazione la novità apportata dalle Linee Guida per progettare, costruire e abitare le scuole del futuro che saranno alla base del concorso di progettazione delle nuove scuole che il PNRR prevede di costruire, e che contengono importanti indicazioni che riguardano la biblioteca scolastica. In quel documento leggiamo:
«Uno spazio da mettere al centro della progettazione delle scuole per il suo valore altamente simbolico è la biblioteca: un luogo dove ci si avvicina alla lettura con una disponibilità ampia di libri cartacei, di supporti multimediali, di spazi e arredi comodi, anche per i più piccoli. Si auspicano soluzioni progettuali che facilitino modalità innovative più aperte — a volte anche diffuse — in grado di modificarne anche il ruolo e l’apertura alle utenze esterne. Aprire abitualmente gli spazi della scuola ad altri utenti li rende conosciuti e familiari a molti. Consuetudine e senso di appartenenza possono giocare un ruolo importante anche in caso di emergenza sismica o sanitaria, rendendo questi spazi accoglienti e sicuri».
«Il piano terra dell’edificio può positivamente diventare un luogo permeabile, dedicato non solo agli spazi di apprendimento in diretto contatto con gli spazi esterni, ma anche orientato alla fruizione pubblica e allo scambio con le attività comunitarie della scuola: palestra, auditorium, biblioteca, caffetteria/mensa, e laboratori di varie nature. In questa ottica è centrale il ruolo della hall di ingresso da pensare come un luogo non solo di prima accoglienza, ma anche destinato a ospitare altre funzioni (attendere, dialogare con gli insegnati, leggere, ecc.)».
Era ora che l’edilizia scolastica affrontasse il tema dell’abusivismo delle biblioteche…