In questi giorni di emergenza nazionale, in cui si insiste molto sulla necessità di comportamenti virtuosi che possano essere di aiuto nel contenere il diffondersi del contagio, più di una volta si è fatto riferimento – con toni di apprezzamento o di rimprovero, in entrambi i casi non senza un po’ di retorica sopra le righe – al senso civico dei nostri concittadini.
Il pensiero non può non andare al Discorso sui costumi degli italiani, che Giacomo Leopardi scrisse quasi due secoli fa, nel 1824, ma che fu pubblicato per la prima volta molti anni più tardi, nel 1906. Ci sono evidenti analogie tra la foto di gruppo che quel volumetto ci offre e la nostra attuale realtà quotidiana. Le riflessioni del grande poeta marchigiano prendevano le mosse dalle modernizzazioni in atto nei paesi europei e introducevano un interessante concetto, quello di “società stretta”, caratterizzata da un forte vincolo, da valori condivisi e da una marcata identità collettiva, grazie anche al ruolo esercitato dalle élites. Sono le società più coese, a suo avviso, quelle che meglio affrontano le sfide, e Francia, Inghilterra, Germania sono gli esempi a cui Leopardi guarda con ammirazione. Sul fronte opposto, troviamo indifferenza, cinismo, egoismi: l’assenza di società (o la “poca società”) crea una “cattiva società”.
Particolarmente interessante anche ciò che Leopardi scrive a proposito della conversazione, intesa come processo relazionale di mutuo riconoscimento, attraverso cui si costruisce il tessuto connettivo. In quelle pagine sembra di intravedere ciò che sarà messo a fuoco solo negli anni Settanta del XX secolo dal cibernetico e psicologo inglese Gordon Pask, che individua nella capacità di interagire e di “conversare” la possibilità di comprendere e interpretare la realtà e di creare nuova conoscenza, ribadendo la natura sociale della conoscenza.
Tra le principali difficoltà che stiamo attraversando in queste settimane c’è sicuramente la rinuncia a tutte le attività di socializzazione, anche nella dimensione più intima degli affetti familiari, ma sembra che stia creandosi un vincolo di solidarietà sociale che forse non c’è mai stato nei costumi degli’italiani e che potrà esserci di aiuto per risollevarci, quando tutto questo sarà finito.