Si è svolto nei giorni scorsi presso l’Università di Roma Tre un convegno sul prestito digitale, organizzato da Media Library On Line (MLOL), la più grande rete di diffusione delle pubblicazioni elettroniche nelle biblioteche italiane. L’occasione ha consentito qualche riflessione sugli effetti che questo servizio produce sull’offerta delle biblioteche e sui comportamenti degli utenti.
Tradizionalmente, l’andamento del prestito bibliotecario accusa un certo ritardo rispetto agli acquisti in libreria: l’origine di questo fenomeno è strutturalmente connaturata alla fisionomia dei servizi erogati dalle biblioteche. Va considerato, infatti, il tempo per l’acquisto e il trattamento dei volumi e il ridotto numero di copie disponibili, per cui un libro impiega alcuni mesi per scalare la classifica dei titoli più prestati. Ciò aiuta a distribuire le richieste su un arco cronologico e su un numero di titoli più ampio, per cui solo uno su cinque o su sei dei libri prestati sono editi nello stesso anno. Da un’analisi dei servizi di digital lending, viceversa, emerge che le statistiche sul prestito si avvicinano maggiormente all’andamento del mercato librario e si manifesta una certa polarizzazione su un numero più ridotto di titoli. Infatti, nel 2018-19 i cento libri cartacei più prestati in biblioteca totalizzavano al massimo il 4% del totale dei prestiti, mentre nel 2020 i cento e-book più frequentemente richiesti tramite MLOL equivalgono quasi al 10% del totale e nel 2021 all’8.7%.
Questo trend è molto interessante e si presta a interpretazioni contraddittorie: di positivo c’è una più forte reattività e una maggiore capacità delle biblioteche di intercettare i gusti correnti del pubblico, ma sul versante opposto va notato il rischio che le biblioteche vedano affievolirsi una loro peculiarità e finiscano con l’omologarsi, focalizzandosi in modo forse eccessivo sulle novità librarie. Viene meno, in un certo senso, l’idea stessa di “collezione” della biblioteca. Inoltre, una distorsione potrebbe derivare dal diverso atteggiamento degli editori, che a volte rendono immediatamente disponibili le loro pubblicazioni anche per questo servizio, mentre altre sigle editoriali – forse per timore di atti di pirateria – ritardano di qualche tempo la circolazione degli esemplari digitali.
In definitiva, possiamo prevedere che con la transizione al digitale i comportamenti degli utenti delle biblioteche molto probabilmente somiglieranno sempre di più a quelli dei frequentatori delle librerie. Questo cambiamento non sarà però il risultato di una trasformazione nei gusti del pubblico, ma di una diversa offerta da parte delle biblioteche.
Torneremo nei prossimi giorni su questi temi con altri tentativi di analisi.
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