Il Ministro Franceschini ci ha inviato una lettera per invitarci a ritirare le dimissioni, ma difendendo e ribadendo le scelte fatte dall’Amministrazione in occasione del bando per il concorso a 500 posti di funzionario, che riserva solo il 5% dei posti ai bibliotecari. Lo stesso ha fatto in un articolo apparso su La Repubblica di ieri.
Confermo, e con me i componenti del Comitato tecnico-scientifico che hanno rassegnato le dimissioni, l’apprezzamento per i risultati che Franceschini ha ottenuto da quando guida il Ministero dei beni culturali, con un significativo incremento negli stanziamenti e con questa immissione di risorse umane fresche, che tampona, ma in misura ancora insufficiente, le gravi carenze di organico che si erano andate determinando negli anni scorsi.
Profondamente sbagliata è invece a nostro avviso la scelta, nuovamente rivendicata dal Ministro, di basare la ripartizione dei posti sull’organico determinato nell’agosto 2015. Intanto perché quella determinazione non era legata a un’effettiva analisi dei fabbisogni ma a una situazione di fatto, frutto di scelte (spesso discutibili) del passato. Poi perché, se pure si volesse prendere in considerazione unicamente l’organico, il dato da considerare non dovrebbe essere quello del personale effettivamente in servizio nelle strutture: differenza non da poco se si considera che, situazione unica fra i profili a concorso, oltre un terzo dei bibliotecari dipendenti dal MiBACT svolge servizio al di fuori delle biblioteche statali. Ancora, perché il personale bibliotecario è in media il più anziano nel settore dei beni culturali: calcolando i pensionamenti fra il 2015 e il 2017, anno in cui i vincitori del concorso prenderanno servizio, ci si rende ulteriormente conto dell’assoluta insufficienza dei 25 posti previsti. Infine, ma non meno importante, perché successivamente all’approvazione della dotazione organica, nel gennaio 2016 sono state istituite le Soprintendenze archivistiche e bibliografiche, che hanno bisogno con tutta evidenza di personale bibliotecario competente, al momento del tutto assente.
Non proponiamo solo un modo diverso di calcolare le carenze di organico, ma un’analisi attenta del fabbisogno reale e, più in generale, chiediamo una riflessione di più ampio respiro sul ruolo delle biblioteche statali e sulle prospettive del sistema bibliotecario italiano. Lo stiamo chiedendo da tempo, anche attraverso una mozione approvata dal Consiglio superiore nell’ottobre 2015, alle quale finora non è stato dato alcun seguito. Non è solo questione di soldi e di personale: nell’azione del ministero non si intravede alcun disegno per il nostro settore. Risulta ormai ineludibile – forse proprio per le attese che il Ministro Franceschini ha suscitato da quando è al vertice del Ministero - una visione organica del ruolo delle biblioteche all’interno delle politiche culturali, per la formazione, la ricerca e l’accesso alla conoscenza.
Per questi motivi e nella consapevolezza della gravità di questi problemi, sui quali il Ministro non dice nulla, non abbiamo ritenuto che esistessero le condizioni per modificare le nostre decisioni e abbiamo confermato le dimissioni.