In questi giorni di gravi difficoltà, nel dibattito pubblico si assiste spesso a un confronto tra il modo in cui abbiamo reagito sei-sette mesi fa alla prima ondata della pandemia, rispetto al modo un po’ approssimativo con cui stiamo affrontando la situazione attuale, che non solo è ben più grave ma che si è presentata dopo che avevamo avuto il tempo e le risorse per allestire risposte adeguate. Si sente spesso ripetere che siamo bravissimi nell’improvvisare reazioni in casi di emergenza, mentre non riusciamo a programmare gli interventi quando ci viene richiesta un po’ più di organizzazione. Verissimo, sono totalmente d’accordo. Vale in qualsiasi ambito, compresa la scuola.
Anche per questo motivo, sono poco propenso ad esaltarmi rispetto ai casi eccezionali o alle manifestazioni di eroismo (o presunto eroismo) che spesso vengono segnalati. Molti organi di stampa, per esempio, hanno ripreso la notizia di quel maestro napoletano, Tonino Stornaiuolo, che nei giorni di chiusura delle scuole elementari è andato nei vicoli dei Quartieri Spagnoli, a piedi, sotto casa dei suoi piccoli allievi e così ha letto e spiegato Gianni Rodari agli alunni affacciati dai balconi. Siamo passati dalla DAD (didattica a distanza) alla DAB (didattica al balcone). I giornali hanno parlato di “miracolo nei vicoli”. Ovviamente, apprezzo la generosità e lo spirito di iniziativa di questo maestro e la sua scelta di non far mancare ai bambini un minimo di attività didattica. Ma è possibile che abbiamo bisogno di affidarci all’intraprendenza di qualche eroe?
Mi sono stancato di episodi, casi isolati, eroi e miracoli. Preferirei poter contare su una scuola capace di “normalità” e di pianificare risposte “ordinarie” e per tutti, elevando il livello standard della risposta anche in momenti di grande difficoltà. Sono preoccupato all’idea di dover dipendere dalla buona volontà e dall’inventiva del singolo, preferirei che le istituzioni avvertissero la responsabilità di dover garantire un servizio scolastico di qualità. Se poi a tutto questo vorranno aggiungersi eroi e miracoli, ben vengano.
Gentile prof. Solimine, personalmente non sono molto d’accordo. Mi fido più degli eroi che delle istituzioni, con tutto il rispetto per entrambi. E il detto proverbiale di Brecht non mi è mai piaciuto molto. Direi al contrario: Beato il popolo che ha molti eroi.
Anche io non sono soddisfatto di come le istituzioni tengono fede (o non tengono fede) ai propri compiti, ma credo che non si debba lasciar perdere, non si possa tacere la critica, non si possano tollerare le loro inadempienze.
Dobbiamo pretendere che chi ha il dovere di esercitare una funzione lo faccia. A quel punto sarei molto contento dei gesti di eroismo, della buona volontà e dell’abnegazione dei singoli.