Si è concluso ieri a Napoli l’appuntamento convegnistico che l’Associazione Italiana Biblioteche ha voluto dedicare all’impegno per l’inclusione: “Niente su di noi, senza di noi. Biblioteche per l’inclusione” (21-22 novembre 2024). Solo una lettura superficiale del programma potrebbe far pensare a una focalizzazione soltanto sul tema – pur importantissimo e al quale bisognerebbe dedicare molta più attenzione e molte più energie – della disabilità, nelle sue diverse accezioni (motoria, sensoriale, cognitiva, psichica). Le esperienze presentate nel corso delle due giornate di lavoro e le riflessioni che ne sono scaturite hanno avuto una valenza molto più ampia, affrontando questioni legate anche all’immigrazione, agli anziani, alla popolazione carceraria, alla povertà educativa e assoluta, alle minoranze etniche o linguistiche, alle diverse forme di multiculturalità. Molto spazio è stato anche dedicato al ruolo delle tecnologie a supporto dell’accessibilità. Rispetto a queste e ad altre problematiche le biblioteche possono fare molto e favorire, attraverso i propri servizi, una maggiore coesione sociale, dando a tutti e a ciascuno pari opportunità per partecipare attivamente alla vita della comunità. Le iniziative meritorie, spesso nate da una spinta volontaria e non sempre sostenute adeguatamente dalle istituzioni, sono tantissime, ma quello che manca è forse un’azione di sistema e un raccordo generale che faccia uscire dallo spontaneismo queste esperienze, le consolidi, dando loro continuità, trasformandole da eccezioni in pratiche diffuse e “regolari”.
Anche in questa direzione si inquadra l’azione di un Gruppo di studio sull’inclusione costituito dall’AIB ormai qualche anno fa e coordinato con competenza e passione da Paul Gabriele Weston.