Il 20 novembre 1972, cinquant’anni fa, moriva a Roma per un infarto Ennio Flaiano. La Fondazione Bellonci ha organizzato un ciclo di incontri per ricordare la sua multiforme produzione culturale. Abbiamo sentito il dovere di farlo, perché per noi Flaiano è un autore particolarmente caro, essendo stato nel 1947 vincitore della prima edizione del Premio Strega con Tempo di uccidere.
Dello scrittore pescarese sono noti aforismi e paradossi e una delle particolarità che lo riguarda personalmente è che Flaiano è essenzialmente uno scrittore postumo: in vita sono state pubblicate poche sue opere letterarie, mentre dopo la sua morte sono usciti una trentina di volumi e raccolte che portano la sua firma. Durante la sua esistenza, ha speso il suo talento essenzialmente come giornalista e sceneggiatore.
La poliedricità di Flaiano è testimoniata anche da uno strano fatto che possiamo notare se cerchiamo notizie su di lui: l’Enciclopedia Treccani e il Dizionario biografico degli italiani lo etichettano come “Scrittore e giornalista”, mentre Wikipedia lo definisce “sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo italiano.”
Tutte le fonti, comunque, sottolineano la sua trentennale attività di scrittore di cinema e il sodalizio con Federico Fellini, con cui collaborò ampiamente ai soggetti e alle sceneggiature dei suoi più celebri film. Flaiano scrisse tantissimi film e in un paio di casi vi recitò anche. Ma anche in questo ci stupisce: per uno scherzo del destino, il libro col quale vinse lo Strega ha dovuto aspettare più di 40 anni per diventare un film: ci ha pensato Giuliano Montaldo nel 1989.