Lettura e letteratura: magia e ospitalità

«Quando cominci a scrivere storie in prima persona – afferma Ernest Hemingway in uno dei frammenti raccolti poi in Festa mobile –, se le storie sono rese così reali che la gente ci crede, la gente che la legge quasi sempre pensa che le storie siano davvero successe a te. Questo è naturale perché quando le stavi inventando dovevi farle succedere alla persona che le stava raccontando. Se lo fai in modo sufficientemente efficace, accade che la persona che sta leggendo finisce col credere che le cose siano successe anche a lei».

Mentre leggiamo, entriamo progressivamente nei luoghi, nelle epoche e nelle storie che i libri descrivono e diamo ospitalità nel nostro animo e nel nostro cuore ai personaggi dei romanzi. E magicamente il cerchio si chiude. Lo scrittore bulgaro Georgi Gospodinov, nel racconto che apre la raccolta Tutti i nostri corpi, rappresenta benissimo questo meccanismo di immedesimazione: «Ricordo chiaramente, a pelle, senza esserci mai stato, il sole fiammeggiante sugli infiniti campi di cotone della Louisiana. Ricordo sul mio palato il gusto della madeleine di Proust e le sue briciole che galleggiano nel tè. Ricordo come portarono per la prima volta il ghiaccio a Macondo e mio padre mi accompagnò dallo zingaro Melquiades. Ricordo una terribile tempesta invernale e la candela che ardeva in casa, la candela ardeva… Sono stato un aviatore in guerra, una venditrice di fiammiferi, un cane che aspetta invano il suo padrone. A volte giaccio ferito sul campo di Austerlitz, guardo come si muovono le nuvole sopra di me e penso a come abbia potuto non notarle sino ad ora… Rimpiango spesso un giardino di ciliegi che è stato messo in vendita. Mi manca il vagabondare per la Parigi degli anni ’20, quella festa infinita. A volte mi macero in un pastrano bagnato nelle trincee di qualche guerra, fumo aspre sigarette corte, altre volte trangugio Calvados. O mi infilo i sandali e alzo il mio scudo che brilla al sole. Mi rendo conto, probabilmente come tanti altri prima di me, che tra i miei ricordi personali ce ne sono molti scaturiti dai libri. La lettura produce ricordi. Da tempo non ricordo e mi rifiuto di indagare su quali provengano dalla lettura e quali no. Non percepisco nessuna differenza, tutto è stato vissuto, tutto mi fa venire la pelle d’oca, tutto ha lasciato una cicatrice. In tutti i miei corpi…». In questo gioco di intrecci mi pace notare che, quando parla del vagabondare per la Parigi degli anni ’20, Gospodinov cita implicitamente proprio Festa mobile, il romanzo postumo di Hemingway da cui è tratta la frase con la quale ho aperto questa notarella.

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