Si parla molto del disagio psicologico crescente degli studenti e in genere dei giovani e degli adolescenti, dovuto anche alla chiusura delle scuole e alla mancanza di occasioni di incontro, come all’azzeramento della pratica sportiva e dei momenti di aggregazione per effetto della pandemia. Non ho competenze per discutere di questo e mi limito a dire qualcosa su temi più vicini ai miei interessi di studio.
Bisognerà analizzare attentamente le trasformazioni in atto e il loro effetto sui comportamenti di lettura dei giovani, ma qualcosa comincia ad emergere piuttosto chiaramente.
Per cominciare, direi che anche chi come me era molto scettico deve prendere atto che la “APP18″ sta funzionando. Come sapete, dal 2016 il Governo mette a disposizione di chi compie 18 anni un ‘bonus cultura’, utilizzabile anche per l’acquisto di libri, oltre che per altri consumi culturali. Complessivamente sono stati stanziati 1 miliardo e 270 milioni di euro, destinati a circa 2 milioni e mezzo di ragazzi; si stima che all’acquisto di libri sia stata dedicata quasi la metà delle somme disponibili (tra 2016 e 2019 il 47% delle somme erogate, pari a 525 milioni su 1.110). Va ricordato che dal 2010 al 2016 c’era stato un forte calo di lettori nella fascia d’età 15-17, che da lì a poco sarebbe stata destinataria del bonus: in quel periodo la quota dei lettori è calata dal 59,1% al 47,1%, che in cifre assolute equivale a 241.000 lettori in meno. L’effetto del provvedimento sembra essere stato molto positivo, dato che nella fascia di età 18-21 anni (vale a dire tra i giovani che hanno usufruito del bonus) l’Istat ha rilevato 183.000 lettori in più e la percentuale è passata dal 46,8% del 2016 al 53,4% del 2017, al 51,1% del 2018, e infine al 54% del 2019: si tratta in assoluto dell’unica fascia di età con un sensibile aumento nel periodo, e sembra abbastanza chiara la relazione fra questo aumento e il bonus cultura per i diciottenni. Il recupero è meno accentuato e più altalenante nelle altre fasce di età del pubblico giovanile, ma comparando i dati 2016 con quelli 2019 la crescita riguarda tutto il segmento 6-24 anni. Su questo bisognerà continuare a lavorare, a maggior ragione dopo l’uragano COVID, magari estendendo il provvedimento anche alla fascia d’età 14-17.