La cultura orizzontale

Arriva in libreria il 20 febbraio un mio volume scritto insieme a Giorgio Zanchini. Scopo di questo lavoro è descrivere le forme attuali di produzione e di partecipazione culturale: a noi è sembrato di poter individuare nella dimensione orizzontale l’elemento caratterizzante delle pratiche culturali in rete nei primi due decenni del XXI secolo ed è di questo che cerchiamo di dar conto nel libro.

Sotto il concetto di orizzontalità troviamo tante cose differenti: questo paradigma è riferito alla partecipazione e all’ampia condivisione che la rete favorisce, ma evoca anche il rischio di un appiattimento. Quantità di offerta, immediatezza e facilità di accesso sono forse gli elementi principali che caratterizzano il rapporto fra gli individui e la rete. Si profila all’orizzonte il pericolo di un impoverimento delle pratiche culturali e di una perdita di complessità che non può che preoccupare. Riteniamo che la cultura debba attivare processi di “discernimento”, e ciò vale a dire partire da quello che i sensi ci consentono di percepire e usare l’intelletto per distinguere, valutare criticamente, riflettere, comprendere, rielaborare attraverso un processo di progressivo confronto e arricchimento. Viceversa, se i comportamenti culturali diventano soltanto un consumo, a volte compulsivo, in cui non c’è spazio e non c’è tempo per accostarsi gradualmente e digerire in modo profondo e intimo l’essenza del contenuto che la rete ci offre, il timore può essere fondato.

Da poco sono stati celebrati i cinquant’anni di Internet e l’espressione maggiormente utilizzata da chi ha commentato l’evento è che ora “è tutto un altro mondo”. Vero, verissimo. Le giovani generazioni, perennemente “connesse”, usano la rete per sfuggire a qualsiasi offerta pre-confezionata, per liberarsi dalla schiavitù dei palinsesti delle emittenti televisive o degli editori discografici: nell’era del fai-da-te le distanze tra produzione e fruizione si accorciano, fin quasi a scomparire. Ma siamo proprio sicuri che la costruzione dei saperi non abbia più bisogno di nessuna forma di mediazione, che la conoscenza non sia il risultato di una capacità di stabilire relazioni, che non ci sia bisogno di organizzare e consolidare l’enorme quantità di “contenuti” che la rete ci mette a disposizione? La cultura orizzontale, in altre parole, può fare a meno di una dimensione verticale?

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