Questo non è un paese per laureati

Avevo denunciato già nel mio volume del 2014 Senza sapere la gravità del bassissimo numero di laureati nel nostro paese. Purtroppo, i dati diffusi ieri e relativi al 2016 lo confermano:  la nostra percentuale di laureati tra le persone tra i 30 e i 34 anni è tra le più basse d’Europa (26,2%). Solo la Romania fa peggio di noi (25,6%). Tra i nostri giovani la quota di persone con un titolo di istruzione superiore è comunque raddoppiata rispetto al 2002, quando la quota era del 13,1%. Al primo posto invece la Lituania, dove la percentuale è del 58,7%, seguita da Lussemburgo (54,6%), Cipro (53,4%), Irlanda (52,9%) e Svezia (51%). Per quanto riguarda la distinzione tra maschi e femmine, la maggioranza dei laureati è donna in tutte la nazioni dell’Unione europea, fatta eccezione per la Germania. L’Italia da questo punto di vista è in linea con tutti gli altri Stati: il 32,5% dei laureati è donna contro il 19,9% di uomini.

I dati forniti da Eurostat prendono in considerazione anche i tassi di abbandono scolastico, e anche in questo caso c’è poco da stare allegri. L’Italia è al quintultimo posto, seguita da Portogallo, Romania, Malta e Spagna. Con un 14% circa dei 18-24enni che non hanno raggiunto un diploma secondario, l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo europeo del 10%.

 

 

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Una risposta a Questo non è un paese per laureati

  1. Chiara Munzi scrive:

    Gent.mo Prof. Solimine, sono venuta alla Sapienza a conoscerla personalmente, dopo aver letto il suo libro “Senza sapere”, si ricorda di me? Purtroppo, devo dare ragione anche al suo attuale commento ai dati pubblicati e, come lei sa bene, in linea con quanto lei ha già messo in luce. Per conto mio, continuo a leggere e a studiare, ma non solo. Cerco di incoraggiare e sostenere agli studi tutti quelli che incontro e anche a distanza (una ragazza che studia in Kenia, dove gli studi delle scuole superiori non sono alla portata economica di tutti). Se può, se riesce, cerchi di far arrivare a chi governa e/o governerà il nostro Paese, un invito a sentire con urgenza la necessità di rendere bello e appassionante lo studio attraverso un completo rinnovamento del corpo docente, che per far bene il lavoro di trasmettere la conoscenza deve essere dotato anche di una anima appassionata alla propria “mission”. Le materie che ho amato di più e in cui riuscivo meglio, a scuola, erano quelle degli insegnanti che ci sapevano trasmettere la loro passione. Lo so che per un governo è sempre dura pensare ad un investimento che non sembra dare frutti immediati, ma io credo che questa sia l’unica soluzione, in alternativa c’è solo il declino inesorabile di una nazione. La storia ce ne ha dato diversi esempi. Le civiltà umane non sono eterne o immutabili, alcune sono destinate a scomparire, magari assorbite all’interno di altri popoli. Nonostante tutto, continuo a sperare e a lottare per un rinnovamento del nostro Paese, perchè lo trovo ricco di storia e di cultura, solo che non riesce a trasmetterla alle sue nuove generazioni, ed è un vero peccato.
    Un cordialissimo saluto
    Chiara Munzi

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