Segnalo un bell’articolo di Simonetta Bitasi, pubblicato il 12 febbraio scorso su Robinson, il supplemento culturale di “Repubblica”. L’autrice è animatrice di un numero elevatissimo di gruppi di lettura e si sposta da un capo all’altro della provincia di Mantova, ma anche fuori da quel territorio, per la sua attività di “lettrice ambulante”. Finora ne ha seguiti oltre cento.
Quello mantovano è un caso che meriterebbe di essere approfondito, anche perché ci dimostra che un’attività continuativa di lettura condivisa, quasi sempre praticata all’interno di strutture permanenti come le biblioteche, non è ininfluente per il successo di una delle più importanti manifestazioni di partecipazione culturale, come il Festivaletteratura, che dal 1997 in poi sta trasformando la città e l’idea che gli italiani hanno della città dei Gonzaga.
Così la Bitasi parla del valore aggiunto rappresentato dai gruppi di lettura: «Cosa spinge così tante persone a discutere insieme di un libro? Non è facile spiegare il clima che si instaura tra lettori […] che si incontrano ogni mese per confrontarsi su una lettura comune. Spesso è altrettanto difficile convincere qualcuno a uscire dal bozzolo della lettura personale per avventurarsi in quella collettiva. Ho dovuto fare questa operazione anche su me stessa – scrive la Bitasi – perché ero convinta che la lettura fosse un’attività solitaria e tale dovesse rimanere. […] Sono sempre più convinta che partecipare a un gruppo di lettura amplifica e prolunga il piacere di leggere […] perché la lettura degli altri aggiunge sempre qualcosa alla mia e in qualche modo la completa. Perché scardina le mie certezze e mi apre orizzonti inaspettati».