L’ANSA ha dato notizia di nuove minacce di morte indirizzate all’ex Ministro dei beni culturali Massimo Bray, come già era avvenuto in passato. All’origine c’è sempre il suo impegno per la Reggia di Carditello, sito borbonico in provincia di Caserta che giaceva in totale abbandono e che egli fece acquisire al patrimonio pubblico, facendone un simbolo della possibilità di riscatto morale per quella parte del nostro Sud dove lo Stato non è presente e dove le organizzazioni criminali agiscono incontrastate.
Evidentemente l’impegno civico e la valorizzazione del patrimonio culturale fanno paura alla criminalità organizzata, perché mettono in discussione la sua totale egemonia in un territorio dove sembra che non possa cambiare mai nulla. Il valore di quel gesto, passato quasi inosservato ai media e a gran parte di un’opinione pubblica disattenta, non è sfuggito invece a quei poteri camorristici, che si sono sentiti messi in discussione e che reagiscono con l’unico linguaggio che conoscono: un linguaggio di morte.
Testimonio la mia solidarietà e la mia amicizia a Massimo Bray, di cui ho apprezzato, durante la sua breve permanenza al vertice del MiBACT, la capacità di agire fuori dagli schemi. Questo stile non piacque a molti e continua a dare fastidio.